Il blog è giovane (questo è solo il 6 post del blog) e quindi irruente, adolescenziale, entusiasta e proiettato nel futuro.
Ma allo stesso tempo dimentica un approccio metodico nel cassetto delle buone intenzioni. Certo. Ma a noi piace così e quindi così lo prendiamo.
A parte questa premessa in un certo senso inutile, è comunque buona cosa mettere in evidenza qualche ANTEFATTO nel nostro percorso per delineare uno schema di come la società e il nostro modo di vivere dovrebbe essere. Ovviamente nel mio umile parere personale. Non a caso il blog si chiama la mia eutopia e non quella degli altri.
L'antefatto per antonomasia è l'enunciazione dello scopo fondamentale per cui un uomo si unisce ad altri uomini per andare a formare una società.
Questo antefatto potrebbe essere definito come lo step 0 del percorso, il fondamento più fondamentale di tutto il ragionamento. E potrebbe essere enunciato, più o meno, nel seguente modo.
Un individuo, essendo un organismo vivente, ha come scopo primario della sua attività la SOPRAVVIVENZA.
Potrebbe (e io faccio parte di quella schiera di persone che lo pensa) essere che ci siano altri impulsi più degni di rappresentare l'uomo come ad esempio l'estetica, l'amore, la ricerca della verità, la compassione ma l'impulso a sopravvivere è sempre il basamento anche di questi altri impulsi.
Quindi se un individuo ha come scopo quello di SOPRAVVIVERE (che altro non significa che perdurare in uno stato di esistenza nonostante nemici e fattori contrari), ne discende che la costituzione di una società avviene perchè l'UOMO ha scoperto che in gruppo egli sopravvive meglio.
L'homo sapiens non è l'unico animale a fare ciò e anzi sono più gli esempi di organismi e specie che dimostrano che insieme si sopravvive meglio piuttosto che il contrario.
L'uomo ha prima creato gruppi piccoli e poi ha fatto in modo che gruppi piccoli ne creassero degli altri e così via.
E' nato il nucleo familiare, quello del clan (familiari stretti e amici strettissimi), quello del villaggio, del territorio, dell'etnia, del popolo e poi di intere nazioni e/o continenti. Un impulso che continua e che prima o poi sfocerà completamente nel fatto che ogni essere umano si riconosce nel gruppo dell'umanità.
Già adesso ci sono persone che ragionano così, in modo molto naturale, senza forzature.
Certo. Il riconoscersi e lavorare in un gruppo più grande non significa per niente che i gruppi minori ne escano disgregati. Il far parte di un popolo non è in contrasto con il nostro sentirci parte di una famiglia, di una associazione o di un clan. Anzi, spesso questo modo matrioska di procedere è ancora più stabilizzante e di supporto.
Vedremo la prossima volta, quale sia il criterio che ci guida per fare le scelte giuste nella società. Criterio che parte proprio dai concetti che abbiamo espresso oggi.
AD MAIORA
Nessun commento:
Posta un commento